6. Grosseto: una città in crisi?
La città è quel luogo dove un bambino,
attraversandola, scopre cosa vuole fare da grande
(Louis Khan)
Oggi l’edilizia è in crisi. Dovunque si è ridotto lo spazio dei lavori pubblici e delle costruzioni private. I dati grossetani dicono che qui non c’è stata nemmeno una debole ripresa, com’è accaduto altrove. Per una città dove nessun’altra industria è cresciuta, oltre quella delle costruzioni, è segno di una stagnazione di tutta l’economia.
Comunque è cambiato il modo di progettare la città, è diverso il sistema degli appalti, come diverso è il lavoro. Tecniche, mestieri e tipologia degli addetti sono altra cosa rispetto all’epoca d’oro dell’edilizia. Gli occupati ora sono in gran parte stranieri; vengono per lo più dall’est-Europa: albanesi, moldavi, rumeni…
…Prima veniva riconosciuto come un lavoro alla portata, con la sua dignità, anche se rispetto a oggi la vita del muratore era molto più di sacrifici…C’è proprio un rifiuto da parte dei nostri giovani.
Gli ultimi lavoratori che avevano la specializzazione in carpenteria o in muratura in Toscana… non ce ne sono più, ce ne sono stati che venivano dal sud, da qualche parte del Veneto e del Bergamasco, dove c’erano grandi specializzati in carpenteria, ma ora vanno a finire anche questi.
Una comunità come quella albanese attualmente fa cose straordinarie in quel settore, creando ditte autonome loro, lavorando insomma, dando un contributo non indifferente per quanto riguarda il miglioramento di quel settore e anche per l’integrazione dei lavoratori stranieri.
Fenomeni nuovi, oltre il crollo dell’edilizia, con il corollario di fallimenti di piccole e grandi imprese e: l’agonia del centro storico, spreco di spazi, luoghi della cultura in stato di abbandono.
[…] Me ne andavo da Grosseto “Ma che è provincia di Roma?”, “provincia di Saturnia?”
Da Grosseto che lavoro è costruire case, Grosseto che si allarga come una metastasi
Me ne andavo da: “La nostra è una cultura contadina…”, “La nostra è la cultura del carbonaio, del cavallo, della caccia al cinghiale […]
(Grosseto addio, Luca Bonelli)
Intanto architetti e altri professionisti e lavoratori delle costruzioni condividono con i cittadini il tentativo di analizzare la città, mentre si interrogano su come e quando uscirà dalla crisi.
Le speranze per il futuro dell’edilizia possono stare nell’innovazione – si parla di edilizia 2.0, si citano costruzioni in legno che vengono su rapidamente o addirittura stampanti 3D.
L’altro lato della speranza riguarda la città ed è il più importante, perché è condizione di una ripresa sana ed efficace: non mangiare altro terreno per edificare, ma pianificare ristrutturazioni, restituire alla cultura luoghi del centro storico, mettere a norma scuole…
Per dirla con uno studio recente sulle potenzialità grossetane, lavorare con il fine di “riabitare il patrimonio”.
Questo lavoro è dedicato esclusivamente alla città. C’è tuttavia un dato che è impossibile ignorare: in fondo la natura storicamente policentrica del territorio – Maremma propriamente detta ed entroterra collinare e montano – richiede un’attenzione al sistema nel suo insieme. Può tornare utile per questo richiamare un testo, “Prospettive per un nuovo modello di sviluppo”, del sociologo urbano Gian Franco Elia, frutto di una ricerca interdisciplinare Provincia di Grosseto- Scuola superiore S. Anna- Isgrec. L’esito è contenuto nel volume “Conoscenza, innovazione & sviluppo. Un futuro possibile per il sistema -territorio della provincia di Grosseto” (Isgrec, Grosseto 2009).